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In America è tutto così scialbo?
martedì, Lug 21

«La madre era sempre stanca. Sempre a lamentarsi con Mamma. Non che quest’altro paese fosse più duro, solo era tutto così scialbo. Mamma le diceva di aspettare. L’America ti faceva quell’effetto. Avrebbero capito come adattarsi, sarebbe sarebbe riuscita a braccare la password, ci doveva credere e basta»

Lot non è solo un libro bellissimo, ma anche uno strumento essenziale per comprendere l’America contemporanea. É una raccolta di racconti che ha la trama di un unico romanzo e a tessere questa trama sono due elementi: una città, Houston — i capitoli prendono il loro nome dalle sue strade e dai suoi quartieri  — e un personaggio che ritorna come narratore in quasi tutti i racconti: un ragazzo afrolatinox, cioè figlio di un padre latino e di una madre afroamericana.

La sua storia vede l’abbandono della famiglia da parte del padre, lo scontro con un fratello spacciatore di quartiere e omofobo, la “fuga” della sorella, e soprattutto la scoperta della propria omosessualità. Ma raccontando la propria storia il narratore non racconta tanto se stesso, quanto piuttosto gli altri abitanti della sua comunità, con cui si trova direttamente o indirettamente a interagire: come Aja, un immigrato giamaicano sposato che inizia una relazione con un ragazzo bianco, con grande disappunto dei suoi vicini greci. O una sex-worker di nome Poke e della sua scoperta che  Rod, che la aveva accolta mentre vagava per le strade, ha contratto l’HIV. O una squadra di baseball queer che improvvisa una partita dopo essere sopravvissuta all’uragano, e ancora uno spacciatore locale che prende sotto la sua ala una teenager guatemalteca, un chupacabra riluttante…

Insomma è di un’intera comunità, persona per persona, racconto per racconto, come dei piccolo affreschi, che si racconta in Lot. Una comunità di immigrati, di poveri, in cui le famiglie sono spesso distrutte e disfunzionali, le donne sono viste come poco più che oggetti sessuali e cameriere, gli uomini devono rispondere a ferree aspettative di mascolinità e in genere le persone devono imbarcarsi in lavori degradanti o pericolosi.

Raccontando questo micro-macrocosmo particolare, però, Lot riesce ad esprimere la trama complessa di questioni culturali, politiche e sociali che sono universali: il razzismo, la povertà, la  violenza, la droga, la gentrificazione, l’AIDS, e le politiche brutali contro l’immigrazione . 

Non solo: raccontandoci queste vite Lot si concentra sui confini — quelli che sono stati attraversati e i muri che vengono costruiti per impedire che altri li attraversino —, ma soprattutto i confini che dividono le persone tra loro: in casa, in famiglia, nelle strade, nelle camere da letto, nelle chiese e nei supermercati. In questo senso non è solo dell’America di oggi che Lot racconta, mandi tutti noi.

Bryan Washington, Lot, Racconti edizioni, 18 euro. Traduzione di Emanuele Giammarco e Illustrazioni di Simone Mostacci

(l’immagine di questo post è presa dal sito dell’editore, Racconti edizioni)

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