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Le città del Capitale
venerdì, Lug 17

«Una mattina, stavo facendo shopping in un mercato di strada proprio come quello descritto all’inizio della storia: affollato, caotico, sporco, vivace, pieno di beni economici accumulati ovunque. Tutti erano devoti al compito della contrattazione. Pensavo allora che Pechino fosse una città divisa in più gruppi che non interagivano affatto nella vita quotidiana. Avevano stili di vita, abitudini e spazi di socializzazione completamente diversi: in effetti, si incontravano raramente. Io e i miei amici appartenevamo al Secondo Spazio. Grazie a una certa dose di talento e fortuna, abbiamo avuto una buona istruzione e dei buoni lavori, e abbiamo potuto vedere i risultati dei nostri sforzi. Ma questa città aveva anche altri due gruppi che di solito non riuscivamo a vedere. Un gruppo era composto da figure misteriose e potenti che venivano raramente viste in pubblico, ma che potevano decidere il destino della città, persino dell’intero Paese. L’altro gruppo era costituito dai lavoratori che vivevano negli angoli e nelle fessure e nei confini della città. Non avevano i soldi per fare acquisti nei posti che frequentavamo – anzi, non potevano nemmeno permettersi di arrivare dove abitavamo; tuttavia, nella loro moltitudine, hanno sostenuto il funzionamento di questa gigantesca città. L’immagine di quella mattina si trasformò in un’intera storia: la realtà economica ne era il motore logico…»
Dall’intervista a Hai Jingfang su Uncanny Magazine

Ecco… immaginate le città dove vivete e i luoghi che frequentate. In misura maggiore o minore gli spazi urbani che attraversate sono più o meno accessibili, nella loro quotidianità, a seconda delle classi e del potere di acquisto che ne deriva: ci sono luoghi e situazioni che non avete mai visto e che non vedrete mai (e se ci capitaste sareste a disagio). Ci sono persone che non incontrerete mai nei luoghi che normalmente vivete – e se per caso li attraversano, lo fanno come ombre legate al lavoro che compiono, ombre che poi ritornano nei luoghi che non vi appartengono: ritornano in basso o vanno in alto, dove non potete arrivare.

Di questo parla il racconto che dà il titolo al libro di Hai Jingfang Pechino pieghevole, edito da Add editore, di una megalopoli divisa in tre “spazi”, che si piega e dispone, proprio materialmente, per dividere il suolo, la luce e il tempo secondo il principio di “chi più ha, più merita”.

Gli abitanti del “primo spazio”  si godono le giornate e tutto il territorio della città, la governano, sono la classe dirigente. Quando vanno a dormire, Pechino ruota completamente, si anima come un cubo di Rubik, ed emergono gli ’altri lati, divisi a loro volta in spazi.

Gli abitanti del “secondo spazio” hanno a disposizione 16 ore, dalle sei del mattino alle dieci di sera, per lavorare e sperare di migliorare la propria condizione di vita, sono una sorta di classe media.

Il resto della popolazione, cioè 50 milioni di abitanti, quelli che vivono nel  “terzo spazio”, non vedranno mai la luce del sole: si svegliano alle 22, quando gli abitanti del secondo spazio vanno a dormire, e lavorano per mantenere tutto il meccanismo. Alcuni di loro sono più fortunati, come il protagonista del racconto, e lavorano fino alle prime luci dell’alba all’impianto di smaltimento dei rifiuti della città, Nella spazzatura trovano le  tracce di quegli “spazi” che non abiteranno mai, rifiuti che sono simboli di un mondo migliore al quale non avranno mai accesso.

Ad accompagnare tutti al sonno quando il sonno è dovuto per reggere il meccanismo della città pieghevole c’è un gas.

La metafora del ravvolto è evidente, Hai Jingfang descrive l’ineguaglianza e l’ingiustizia di un mondo che è il nostro, la porta al parossismo (o all’iper-realismo) e la rende più evidente, come fa la migliore fantascienza, In questo senso, pur scrivendo dalla Cina e della Cina, usa un meccanismo narrativo non dissimile a quello di Nana Kwame Adjei-brenyah, autore afroamericano, in Friday Black: un pezzo della realtà viene estremizzato per delineare uno scenario dispotico, ma questo scenario finisce per essere la verità del reale, più reale della stessa realtà.

Hao Jingfang, Pechino Pieghevole, Add editore, 18 euro è un libro straconsigliatissimo e lo potete prenotare cliccando qui

 

 

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